Sveglia ore 6.15, si va a vedere l’alba sul Gange.
L’aria è fresca, i cuccioli sotto casa mi mordicchiano le mani, gli porto dei biscotti.
Mi siedo sul muretto di fronte al Gange e attendo.
Il silenzio è rotto solo da qualcuno che sta lavando i panni nel fiume.
Stormi di uccelli volano veloci nel cielo cantando i loro discorsi, pappagalli verdi volteggiano.
Una barchetta a motore.
Sull’acqua il riflesso dei colori dell’alba, azzurro, rosa, arancione, una poesia.
Il sole inizia a farsi vedere, i riflessi diventano una lunga scia rossa.
Sento tossire, una donna indiana si è seduta più in la e a gambe incrociate recita le preghiere muovendo le mani con sapienza.
Disegni perfetti si formano nell’acqua mossa da un remo di una barchetta.
Il primo aquilone in alto nel cielo.
Il suono delle ali di un uccello.
Barchette passano silenziose portando turisti.
Il riflesso del sole color rosso e oro si allunga nell’acqua. Il sole è ancora una sfera ben delimitata rosso fuoco.
Qualcuno dall’altra sponda cammina nel Gange. Si tuffa. Cammina.
I suoni della Puja del Main Ghat.
Silenzio. La magia.
Il sole è alto, i raggi iniziano a portare un pó di calore, l’acqua è rossa.
Qualcuno dall’altra parte della riva continua a camminare nel fiume.
La creazione è compiuta, il giorno della rinascita è arrivato.
All’alba del 21 dicembre
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Ma che magnifica poesia, mi ha teletrasportato sulla riva di quel fiume, di fianco a te, ad osservare il sole del nuovo mondo… Ho sentito anch’io il suono delle ali di quell’uccello.